padre avvocato politico

Ignazio La Russa

cortesia di wikimedia.org

Dopo averlo a lungo interrogato ho la certezza che mio figlio Leonardo non abbia compiuto alcun atto penalmente rilevante.

da RaiNews, 7 luglio 2023

L’Onorevole La Russa si è esposto nel brutto caso di cronaca che vede coinvolto il figlio, dicendosi certo della sua innocenza. Più che sulla posizione del figlio, io trovo interessante concentrarmi sulla scelta del padre: quale può essere il valore della sua dichiarazione? Cioé: è in grado di modificare sensibilmente l’opinione che ciascuno si è fatto dell’accusa al figlio (in direzione a lui favorevole, come viene spontaneo pensare)? Provo a dare qui una risposta in termini probabilistici.

Riassumiamo la situazione nella seguente sequenza di eventi: il figlio viene accusato di un misfatto (1), racconta la sua versione al padre (2) che poi esprime pubblicamente la sua posizione (3).

E’ uno schema paradigmatico dove applicare il teorema di Bayes: si misura come varia la probabilità di innocenza del figlio valutando ogni evento/livello secondo due ipotesi contrapposte. Ciascuno di noi può avere idee e quindi valutazioni differenti sui singoli eventi, ma in ogni caso deve chiedersi: quanto è probabile che il figlio sia innocente? o colpevole? (ovvero che abbia fatto qualcosa di non penalmente o penalmente rilevante) quanto è verosimile che il padre, dopo averlo ascoltato, creda alla sua innocenza? o colpevolezza? quanto è sincera la pubblica dichiarazione del padre, se crede all’innocenza del figlio? e se non ci crede? La figura che segue rappresenta lo schema precedente come un diagramma ad albero, dove gli eventi dei singoli livelli sono disposti oprizzontamente su righe diverse, e la tonalità dei colori riflette la forza della probabilità attribuita ai diversi eventi.

Le combinazioni numeriche sono infinite, ma l’esame di due casi limite può aiutarci a comprendere il nocciolo della questione. A questo proposito consideriamo dunque i seguenti profili comportamentali:

  • l’onesto, che dice sempre la verità, o agisce sempre rispettandola; e
  • lo sfuggente, le cui azioni non dipendono da ciò che ha fatto o saputo.

Possiamo immaginare questo secondo profilo come un contenitore di diverse figure: il disonesto, che fa sempre ciò che più gli conviene, il cinico, a cui sta a cuore solo la sua reputazione, ma anche il pauroso, che decide cosa fare solo per paura delle conseguenze, e il confuso, che dice ciò che gli suggeriscono gli altri (pensiamo, per esempio, all’ubriaco che non ricorda più cosa ha fatto, visto e sentito).

Torniamo ora al nostro schema a tre livelli: per inferire con certezza l’innocenza del figlio dalla dichiarazione del padre, dobbiamo assumere l’assoluta onestà di entrambi.

Viceversa, basta che solo una delle due persone coinvolte sia sfuggente per corrompere ogni possibilità di risalire a cosa è successo.

Infatti, se immaginiamo il figlio sfuggente, cioè disposto a sostenere la stessa versione che sia innocente o colpevole, allora qualunque dichiarazione del padre rifletterebbe solo le sue parole, e non la realtà dei fatti precedenti.

Inoltre, se immaginiamo il padre sfuggente, ovvero pronto a fare la stessa dichiarazione qualunque sia il racconto che il figlio gli ha fatto, allora non potremmo nemmeno risalire a cosa il figlio gli ha detto, e a maggior ragione a ciò che è successo.

Certo tra i profili della persona del tutto onesta e sfuggente ci sono infinite sfumature intermedie.
Senza approfondire troppo, basti dire che più ci avviciniamo per l’una o l’altra delle persone considerate al profilo “onesto” allontanandoci da quello “sfuggente”, più riusciamo a sbilanciarci rispetto all’opinione iniziale che avevamo sul caso.

Le due figure seguenti mostrano altrettante versioni del diagramma ad albero compatibile con i due casi di figlio sfuggente e padre sfuggente, con i colori si ripetono identici nel (sotto)ramo di destra e in quello di sinistra: in pratica lo stesso evento è ugualmente probabile secondo le due ipotesi contrapposte del livello superiore, e diventa impossibile discriminare tra le due.

Concludo. L’Onorevole La Russa non ha sostituito la credibilità del figlio con la sua, ma ha di fatto vincolato la sua (del figlio) credibilità a quella di entrambi. Poi ciascuno può pensare che abbia parlato più da padre, o da avvocato, o da politico; per me non fa molta differenza: in tutti questi ruoli il conflitto di interessi in gioco mi fa propondere verso la sfuggevolezza delle sue dichiarazioni.

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