dare i numeri sul var

cortesia di Raúl Pérez Lara

Nelle prime 20 giornate […] si sono disputate in totale 198 partite. In queste ci sono stati 55 cambi di decisione indotti dal VAR. Ci sono stati 10 errori gravi […].

Tiziano Pieri, ex arbitro di serie A, su ilsuddidiario.net, 8 gennaio 2018

Nelle prime 20 giornate di campionato, abbiamo contato 58 decisioni giuste prese con l’ausilio delle immagini […] contro le 26 decisioni sbagliate prese pur potendo avvalersi del supporto tecnologico. Un rapporto di due a uno, sicuramente migliorabile, che comunque deve far riflettere: nel 66% delle situazioni dubbie, dal Var è arrivato un assist a chi era in campo a fischiare evitando un errore.

il Corriere dello sport, 9 gennaio 2018

Il Var […] analizza sempre tutto […]. Soltanto in 70 […] casi, il Var ha interloquito con l’arbitro in campo e in 20 occasioni ha cambiato le decisioni del campo. Su 900 casi, in totale, sono stati commessi solo 5 errori quindi il bilancio è positivo.

Marcello Nicchi, presidente degli arbitri, su diariodelweb.it, 10 gennaio 2018

In 210 partite, quindi, sono state 1.078 le verifiche eseguite con la Var, verifiche che hanno prodotto 60 correzioni delle decisioni arbitrali, di cui 11 errate, incluse 7 che hanno influenzato il risultato. Si parla, quindi, di una percentuale di errore pari all’1%, rispetto ad una percentuale del 5,6% di errori senza VAR (0,28 errori a partita in media).

redazione di calcioefinanza.it, 15 gennaio 2018

Ecco in sintesi i numeri di questa (incompleta) rassegna stampa dell’ultima settimana:

sito ilsussidiario.net corrieredellosport.it diariodelweb.it calcioefinanza.it
fonte Pieri (ex arbitro) testata Nicchi (presidente arbitri) Rizzoli (designatore arbitrale)
giornate 20 20 20 19
partite 198 210
verifiche 900 1078
correzioni arbitrali 55 20 60
errori 10 26 5 11

Oltre a rendere evidente che anche nelle statistiche sugli errori ci sono invariabilmente degli errori (e forse una quota di pressapochismo, almeno in alcuni), è la dimostrazione che più dati non significa necessariamente maggiore precisione, e che in ogni operazione di classificazione, soprattutto se di eventi controversi, una certa componente soggettiva è ineliminabile.

Ma c’è una considerazione ancora più importante da fare. E’ innegabile che l’impiego della moviola in campo riduca l’incidenza degli errori arbitrali più evidenti, tuttavia ciò non rende la direzione delle gare più oggettiva. Si può dire che ogni partita sia una continua sequenza di episodi al limite del regolamento, dove gli avversari si ostacolano, si spintonano, si trattengono nei modi più subdoli e infidi. In questa vastissima zona grigia, l’arbitro ha degli ampi margini di interpretazione, che gli permettono di decidere in un senso o nell’altro, sempre nel rispetto del regolamento. Insomma, non solo raggiungere la perfezione diventa utopia, ma anche concentrasi sull’1% di errori è ingannevole. Ogni partita dipende da tanti episodi che possono essere o meno fischiati senza che nell’uno o nell’altro caso si possa parlare di errore.

Se anche ogni fase di gioco diventasse oggetto di verifica alla moviola, ciò contringerebbe l’arbitro a rivedere ogni azione dubbia al rallentatore, e poi a chiedere un ingrandimento delle immagini, per decidere chi ha anticipato l’altro per una frazione di centimetro, o di secondo, innescando un circolo vizioso senza fine per esaminare dettagli sempre più difficili da giudicare.

Insomma, due cose sono certe: che l’arbitro, in virtù delle sue facoltà discrezionali e non solo della possibilità di commettere errori, continuerà ad avere un ruolo non trascurabile nello svolgimento delle partite; e che le dispute tra i tifosi non finiranno mai: una volta liberati dal dubbio se la palla abbia o meno superato o meno la linea di porta, si continuerà a dibattere sul contatto tra l’attaccante che ha segnato e il difensore che lo marcava, o sull’intenzionalità dell’entrata che è costata l’ammonizione a un compagno di squadra, e così via, senza mai trovare pace. O, almeno, una conclusione condivisa.

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