la lastra di Gramellini

Perché Vincenzo De Luca ha deciso di mostrare la lastra dei polmoni di un trentasettenne ricoverato al Cotugno di Napoli con il Covid?

De Luca è un presidente di Regione, e il compito istituzionale dei presidenti non consiste nello spaventare i cittadini, ma nel far funzionare gli ospedali, dotandoli dei posti di terapia intensiva che in questi mesi di tregua si sarebbero potuti e dovuti allestire, magari nel tempo dedicato a mostrare lastre e minacciare l’uso di lanciafiamme in tv.

da il caffé de Il Corriere della Sera del 24 ottobre 2020

Il mio è uno sfogo. Dettato dalla sempre più forte insofferenza verso le stupidaggini che mi capita di leggere e sentire a proposito dell’epidemia in corso. Da tutte le parti. Non solo da quella dei politici, senza distinzioni di sorta, incapaci di comprendere il quadro della situazione ed elaborare strategie concrete e coraggiose, e di alcuni presunti o reali esperti del settore (virologi, immunologi, epidemiologi, anestesisti, e chi più ne ha più ne metta) le cui vanesie e vacue dichiarazioni hanno avuto effetti tanto nefasti, ma anche di giornalisti e commentatori telesivisi che invece di fare le pulci ai primi e ai secondi, evidenziandone le evidenti bugie ma soprattutto le fallacie nelle loro argomentazioni, si crogiolano nel dispensare perle di saggezza che in realtà sono perle di sciocchezza. Pericolose, oltretutto, perché danno un’idea distorta di come affrontare la drammatica situazione che stiamo vivendo.

Contesto decisamente la posizione di Gramellini.

Mi vengono in mente due campagne (ma sono sicuro se ne possano trovare altre), decise o comunque appoggiate a livello politico, dove si fa forza sulla paura, quando non il terrore, per allontanare i cittadini da comportamenti scorretti: quella che impone immagini scioccanti sui pacchetti di sigarette e quella che propone video altrettanto se non più scioccanti di incidenti tra autoveicoli dove viaggiano persone senza indossare le cinture di sicurezza. Eppure a memoria non mi pare che, a prescindere dall’accoglienza che hanno ottenuto queste iniziative, all’epoca sia stata contestata la facoltà di intervento della politica.

Piuttosto ci sarebbe da dibattere, volendo, sul tono monotematico, insistito del governatore della Campania. Ma non sono un esperto né di comunicazione né di psicologia e pertanto non mi avventuro in discussioni sul tema.

Mi interessa invece rimarcare con forza che oggi rimproverare a De Luca il mancato approntamento di altri posti in terapia intensiva è una pericolosa sciocchezza.

E’ una sciocchezza perché oggi la situazione epidemica è fuori controllo. Con i numeri attuali (quello dei contagiati e dei ricoveri, che, come ho già avuto modo di scrivere, è proporzionale al primo), che raddoppiano ogni sette giorni, avere il doppio dei posti disponibili in terapia intensiva significa semplicemente spostare il problema in avanti di una settimana.

E’ pericolosa perché affidarsi oggi a una maggiore disponibilità di posti in terapia intensiva può indurre a rimandare decisioni assolutamente improrogabili e ritrovarsi tra una settimana con una situazione ancora più drammatica e insostenibile da affrontare.

Per inciso, agire sui posti della terapia intensiva può essere solo una delle misure, e nemmeno la principale, di un piano di azione efficace contro il diffondersi dell’epidemia. Quelle più importanti in assoluto sono l’esecuzione dei test diagnostici e il tracciamento dei positivi, per capire in quali ambienti e in quali circostanze si concentra il maggior numero di contagi e predisporre interventi mirati.

Ieri sera sui Rai3 a Le parole della settimana Gramellini ha trovato un modo di avallare la sua posizione in maniera a mio avviso poco trasparente, cioè senza ribadirla personalmente ma per interposta persona. Nell’intervistare uno scienziato invitato alla trasmissione, persona che peraltro avevo apprezzato nei suoi precedenti interventi televisivi, gli ha rivolto alcune domande scontate per ricevere attraverso risposte altrettanto scontate la conferma della posizione da lui espressa il giorno prima nella sua rubrica sul Corriere. Personalmente l’ho trovato un brutto teatrino, che non merita nemmeno la pubblicità di un collegamento.

La notorietà fa male, a tutti i livelli.

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