radiazioni

Il corriere della Sera ha pubblicato un grafico sugli effetti delle radiazioni che dovrebbe permettere di valutare la rilevanza degli incidenti alla centrale nucleare di Fukushima in seguito al terremoto in Giappone:

Ci sono due fattori che non aiutano la lettura:

  • il cambio del tipo di scala usata: nelle due striscie orizzontali a sinistra, di cui la prima rappresenta una sezione ingrandita della seconda, la scala è lineare (il valore 200 è a distanza doppia dallo zero rispetto al valore 100); mentre nei cerchi a destra è la superficie dell’area e non la lunghezza del raggio a essere proporzionale al livello delle radiazioni.
  • le didascalie equivoche e incomplete: non si capisce per esempio a Tokio (e analogamente per i valori seguenti relativi a Fukushima) l’esposizione dichiarata di 0,809 mSv a quale unità di tempo si riferisca (un’ora, un giorno, un mese?), senza la quale non è possibile giudicare i valori indicati, così come non è chiaro entro quale arco temporale (uno, cinque, dieci, venti anni) la probabilità di sviluppare il cancro (quale tipo?) aumenti del 5,5% (una lettura della colonna duration nella tabella sulla pagina dedicata di Wikipedia può aiutare a comprendere meglio il punto).

Il grafico pubblicato sul National Post e riprodotto qui sotto è invece molto più chiaro: rispetta la scelta della scala lineare in tutto l’intervallo di variazione considerato e presenta una legenda precisa e comprensibile.

L’unico difetto è l’eccessivo affollamento delle voci nella parte inferiore della barra che rende difficile individuare le corrispondenti diciture.

Ho pensato così di riproporre la versione dello stesso grafico sostituendo la scala lineare dell’asse verticale con la scala logaritmica, la più indicata per rappresentare valori di ordini di grandezza molto diversi (penso che la migliore descrizione di questa proprietà sia data dall’accattivante presentazione interattiva dell’Università dello Utah).

La lettura e l’identificazione delle voci (al di là della non perfetta qualità dell’immagine) è più agevole che nel caso precedente, perché i valori rappresentati risultano molto più dispersi lungo l’intera altezza della barra verticale. Ma la differenza fondamentale sta nell’interpretazione della posizione relativa dei punti indicati: mentre nella scala lineare ogni spostamento unitario verso l’alto lungo l’asse verticale rappresenta un incremento lineare (e quindi per esempio la distanza tra 1 e 2 è la stessa esistente tra 2 e 3) nella scala logaritmica esso rappresenta un incremento esponenziale, cioè moltiplicativo (e quindi passando da 1 a 10 si percorre la stessa distanza che passando da 10 a 100 o da 100 a 1000).

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