questione di percentuali

Dal quotidiano online Lettera43 del 7 marzo 2012:

Di pronostici, prima delle elezioni politiche, se ne fanno sempre tanti ma questa volta si tratta di statistiche: dalla Francia è arrivata la notizia della sicura rielezione del presidente Nicolas Sarkozy, con percentuale al 50,3% al secondo turno.
La percentuale di presunta vittoria è emersa da uno studio realizzato dall’organizzazione Electionscope, basatosi su un modello statistico di previsione elettorale e non su sondaggi di opinione.

Il sistema è stato inventato da Bruno Jerome e Veronique Speziari, due ricercatori che a poche settimane dall’appuntamento elettorale sono stati categorici: «Qualunque cosa succeda, lo scarto sarà molto basso. È da escludere una vittoria della sinistra con il 57% contro il 43%», hanno spiegato. Le variabili che ha preso in considerazione il loro modello sono state, ad esempio, la congiuntura economica, i dati della disoccupazione e la popolarità del candidato. «Se i dati della disoccupazione fossero saliti al di sopra del 9,6%, Hollande [avversario di Sarkozy] avrebbe potuto vincere», hanno concluso.

cortesia di DonkeyHotey

Inserire nello stesso paragrafo le espressioni sicura rielezione e presunta vittoria è, evidentemente, un ossimoro. Comunque dubito fortemente che esista un modello matematico o un qualunque altro sistema scientifico in grado di anticipare con certezza il nome del vincitore quando la percentuale stimata dei voti a suo favore è tanto vicina alla soglia critica del 50%. Mi ricordo ancora quando nel 1999, a seggi ormai chiusi, e quindi in una situazione molto più favorevole per fare un pronostico, Nando Pagnoncelli dell’allora Abacus si sbilanciò a dichiarare raggiunto il quorum mentre invece a conti fatti i votanti furono solo il 49,6%.

Il mio dubbio è suffragato anche dall’affermazione successiva nella citazione, dove si esclude un risultato come 57% contro 43%. Come ho già avuto modo di spiegare ogni previsione comporta un errore, cioè uno scarto rispetto al dato reale, anche se di solito gli scarti grandi sono meno probabili degli scarti piccoli. Se in forza di questo principio i ricercatori, stimando una percentuale di votanti a favore dell’attuale presidente del 50,3%, sono convinti che il distacco non sarà vistoso, immagino siano stati molto più cauti nell’assicurare la sua vittoria, cioè il superamento della soglia del 50%.

Così come descritto dall’ultima frase della citazione, il modello di previsione ricorda molto quello elaborato da Silver per le prossime elezioni presidenziali negli USA, che ho già avuto modo di commentare. Immagino comunque che ci sia un errore di traduzione. Non esiste nessuna soglia del tasso di disoccupazione, nessuna percentuale magica al di sotto della quale lo sfidante non può vincere. In generale una situazione di crisi economica e malessere sociale rende più scontenti gli elettori del partito al governo e quindi svantaggia il candidato in carica, in misura tanto più grande quanto più grave è la crisi e alto il tasso di disoccupazione che ne è uno degli indicatori. Ma questa regola, come tante altre, non è infallibile: non si può mai eliminare del tutto l’eventualità di un falso positivo (disoccupazione alta, e presidente in carica comunque vincente) o di un falso negativo (disoccupazione bassa, ma presidente in carica perdente).

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.