scegliere un’unità di (dis)misura

Ho scritto questa lettera con il cuore spezzato da una sentenza sportiva inaspettata che dà fine alla mia lunga carriera sportiva ma soprattutto calpesta la mia dignità di uomo che ha sempre combattuto proattivamente il doping in ogni sua forma e l’illogicità dietro questa sentenza lo testimonia. Illogicità che in cuor mio non ha la presunzione di prevalere sul “dogma della macchina” che mi ha riscontrato 0,00000000005 gr/ml di anastrozolo nelle urine, ma che dovrebbe contribuire a ricostruire un quadro oggettivo dei fatti, aiutando chi preposto a decidere circa la vita e il futuro di un uomo. Perché, sia chiaro è di vita e non più di sport, che qui stiamo parlando. E domando e mi domando: “Era logico doparsi”?

Niccolò Mornati su la Repubblica del 25 luglio 2016

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cortesia di nucleartist / Freepik

E il canottiere Niccolò Mornati, squalificato per quattro anni a meno di un mese dalle prossime olimpiadi cui avrebbe partecipato per l’ultima volta, risponde sei volte no alla domanda formulata nella sua lettera aperta a la Repubblica.

Negare a tutti i costi l’assunzione consapevole di sostanze proibite sembra essere la linea di difesa comune di quasi tutti gli atleti risultati positivi a qualche test antidoping. Otre al caso recentissimo della velista italiana che incolpa una crema per curare i brufoli, c’è chi arriva alle giustificazioni più inverosimili e assurde, di cui sempre la Repubblica presenta in questi giorni una sintetica selezione. Mornati invece sceglie un approccio rovesciato, rivendicando con forza l’assenza di un movente, o meglio, la presenza di tante ragioni per rifiutare il doping, in un atleta nella sua posizione, giunto al termine di una irreprensibile carriera sportiva e con ottime prospettive professionali per l’immediato futuro.

i mondiali di calcio nell’era dei big data

Percentuale di possesso di palla, numero di tiri in porta e distanza percorsa sul campo da ciascun giocatore: sono solo alcune delle statistiche mostrate in sovraimpressione durante le telecronache delle partite di calcio, grazie alle numerose telecamere che scandagliano il campo da gioco senza soluzione di continuità.

L’enorme abbondanza di dati che le nuove tecnologie mettono a disposizione consente di confrontare anche graficamente i profili dei giocatori più famosi secondo le metriche più disparate, di costruire indici per valutare la loro forza, quella dei club di loro appartenenza e delle nazionali che partecipano ai mondiali di calcio.

Alcuni di questi indici sono stati e sono impiegati per prevedere i risultati delle partite dei mondiali di calcio in corso di svolgimento interattivamente, man mano che questo procede: tanto per citare qualche esempio, l’indice SPI sul sito FiveThirthyEight di Nate Silver, lo statistico che ha predetto esattamente il risultato delle ultime presidenziali statunitensi, l’algoritmo Power Rank di chartball, da cui è tratta l’immagine di fianco, e il progetto dell’Università di Berlino che è interessante anche perché consente di personalizzare i criteri in base ai quali simulare le partite.

Tutte queste iniziative mi hanno fatto tornare alla mente un racconto che ho scritto per diletto eoni fa, quando ero ancora un adolescente, proprio sull’impiego di quelli che oggi chiameremmo big data nella previsione del risultato dei mondiali. Mi sono messo a cercarlo e l’ho ritrovato nei meandri dei miei archivi. Lo ripropongo tale e quale, pur con i mille difetti che ha e tutta l’ingenuità che può dimostrare a distanza di tanto tempo (insomma, tanto per intenderci, si era ai tempi dei primi personal computer). Ho cambiato solo il nome di due squadre in modo che possa essere letto, nel limite del possibile, come attuale anche in questi giorni, a mondiale brasiliano ancora in corso. Perdonate il mio gesto nostalgico. :)

Chi vincerà i mondiali di calcio

Chiamò l’ascensore che doveva portarlo al diciottesimo piano, ai laboratori di ricerca di cui era direttore. Quella mattina si sentiva particolarmente stanco, più del solito; del resto, la sera precedente aveva anche fatto molto tardi in ufficio. Il lavoro negli ultimi tempi lo attraeva poco, non riusciva più a suscitare in lui gli entusiasmi che in gioventù lo rendevano così attivo e infaticabile. E poi, ancora tre mesi e sarebbe andato in pensione. Ormai aspettava solo quel momento.

ancora sulla democrazia

Da Download Squad (versione evidenziata)

The trouble with democracy in the open-source world is that the result is often muddled and mediocre. That “happy medium” isn’t all too happy after all; the companies with the gutsiest (and often, least democratic) decision-making processes are those which often take the lead. And if you’re thinking Apple, you’re not the only one.

non solo risparmio energetico

Da un articolo su The skeptical optimist:

Keep that in mind, because if there is one certainty about our future, it is this: our energy usage will grow in lock step with our standard of living—energy conservation measures notwithstanding.  (Conservation measures reduce our energy usage per standard-of-living-dollar, enabling our standard of living to increase at a faster rate, which in turn will increase the total amount of energy we’ll use.  Sounds counterintuitive, but it’s the one sure bet about our energy future: Energy efficiency improvements will help drive increased energy usage.)