ancora sulla legge dei contagi


Torno sull’argomento del mio ultimo articolo per fare alcune riflessioni che allora, per brevità, ho omesso.

Avevo spiegato che la relazione che lega il numero atteso di contagi a quello delle persone in un assembramento è all’incirca quadratica: a parità di condizioni, cioè di luogo, chiuso o aperto, e di rispetto o meno delle misure di protezione, raddoppiando il numero delle persone il numero atteso di contagi all’incirca quadruplica.

Con il termine atteso voglio dire che il numero di contagi va inteso come una media, che può assumere valori qualunque e non solo interi (analogamente a quando si dice che il numero di figli per donna è all’incirca 1,4), e, specialmente nel caso di gruppi di piccole dimensioni, anche valori molto al di sotto dell’unità. Per esempio, un numero medio di contagi pari a 0,01 (o 0,02) si può interpretare immaginando che cento riunioni dello stesso tipo producano complessivamente uno (o due) contagi.

La relazione quadratica tra contagi e dimensione di un gruppo di persone è conseguenza del fatto che ogni contatto tra due persone può tradursi in un contagio. Facciamo finta per semplicità che il contatto si traduca in una semplice stretta di mano: in un gruppo di 5 persone dove ciascuna da la mano alle altre 4, complessivamente le strette di mano sono 10 (la metà di 5×4=20 per non contare due volte quella tra Tizio e Caio o Caio e Tizio) mentre in un gruppo composto dal doppio delle persone, ovvero 10, dove ciascuna da la mano alle altre 9, le strette di mano diventano in totale 45 (la metà di 10×9=90). E 45 è poco più del quadruplo, ovvero il doppio del doppio, di 10. Questo stesso rapporto calcolato per le strette di mano vale pari pari anche per i contagi che ne possono derivare.

Ora, nel valutare il rischio insito nella socialità all’interno di un gruppo, similmente ad altre situazioni che ho già descritto, si possono considerare due differenti punti di vista: quello individuale e quello livello collettivo.

brutti vecchi e cattivi

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Questa tabella, di cui non sono stato in grado di risalire all’originale, è stata forse la più pubblicata sui social media tra i commenti a caldo sull’esito del referendum per la permanenza o l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Parto subito con un paio constatazioni. Il paese sulla questione dell’appartenenza alla UE è spaccato a metà: poco più del 50% dei votanti da una parte, poco meno del 50% dall’altra. Secondo i principali sondaggi, i giovani si sarebbero schierati in maggioranza per la permanenza nella UE, gli anziani per l’uscita.

Detto questo, è mia personale convinzione che leggere il risultato del voto esclusivamente nei termini della componente demografica è scorretto, e delegittimarlo in virtù di questa lettura (dipingendo gli anziani come un corpo compatto di zotici egoisti e i giovani un corpo compatto di povere vittime cui viene rubato il futuro) è disonesto e odioso.

Come mostrano diverse analisi, ci sono altri fattori che risultano correlati all’esito del voto: il tasso differenziale di astensione rispetto all’età, il livello di istruzione, il livello di reddito, il grado di urbanizzazione, la nazionalità. Ma c’è chi se ne serve per tratteggiare un quadro a tinte ancora più fosche: a favore del brexit avrebbero votato anziani, campagnoli, incolti e con un basso livello di reddito. Una semplificazione che dimentica, o fa finta di dimenticare, che l’astensione è stata più alta proprio laddove l’elettorato era mediamente più giovane e che pure smentisce chi contrappone giovani sofferenti ad anziani benestanti.

parenti e regolamenti serpenti

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cortesia di Irish Defence Forces

Secondo le nuove regole ogni Paese potrà accogliere al massimo il 150% della sua capacità, stabilita in base a Pil, abitanti e altre variabili. Gli altri verranno distribuiti. Chi si rifiuta dovrà sborsare 250mila euro a profugo, ma la “multa” potrebbe cambiare.

il Giornale, 30 aprile 2016
La notizia sulla riforma al “regolamento di Dublino” in materia di “accoglienza dei migranti” mi ha ricordato una scena del film Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo che ho visto oramai tantissimi anni fa.

Un ex galeotto alla guida della sua auto a folle velocità esce di strada e precipita in un burrone. Soccorso da alcuni automobilisti di passaggio, prima di morire confida loro il luogo dove è sepolto l’ingente bottino in dollari frutto di un suo vecchio colpo.
Gli stessi automobilisti, dopo avere taciuto di ciò alla polizia che aveva raggiunto il luogo dell’incidente, si danno appuntamento insieme ai loro passeggeri poco distante per concordare la spartizione del bottino.

le scuole buone

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Le famiglie interessate a conoscere il prevedibile futuro universitario dei propri figli scoprono che, mentre in Lombardia il 24% dei diplomati in Scienze Umane non si iscrivono all’Università, al Vico sono solo il 17%.
L’esito degli studi al termine del primo anno mostra che il 58% dei ragazzi del Vico supera il primo anno, contro il 62% della Lombardia. A prima vista questo 4% in meno di passaggi al secondo anno sembra un dato negativo. Considerando però che gli iscritti provenienti dal Vico sono il 7% in più della media lombarda, questo dato mostra in realtà che i successi al primo anno sono per il 3% maggiori al Vico rispetto alla Lombardia.

dal portale BlastingNews, 3 dicembre 2015

Ho scoperto leggendo l’articolo Scegliere la scuola superiore per i propri figli dell’esistenza del portale Eduscopio che mette a confronto più di 4.000 scuole superiori di tutta Italia secondo diversi indicatori: media dei voti degli esami di maturità, percentuale di accesso agli studi universitari divisi per facoltà, tasso di successo nel primo anno di studi universitari.

e poi dicono le vite degli altri

Due citazioni a proposito dello scandalo delle intercettazioni su larga scala da parte della NSA:

I think it’s important to recognize you can’t have 100 percent security and also 100 percent privacy, and also zero inconvenience. We’re going to have to make some choices as a society.

Barack Obama

Vorrei commentarle nei termini descritti nel mio decidere non è mai facile. La prima citazione è la rivendicazione politica del diritto di decidere. Rivendicazione legittima in teoria perché nell’impossibilità di eliminare contemporaneamente i falsi positivi (persone intercettate senza avere fatto nulla di male) e falsi negativi (persone non intercettate pur avendo mala intenzioni) occorre comunque graduare una scelta. Rivendicazione ipocrita in pratica perché i fatti emersi mostrano che il governo americano ha deciso per il caso estremo di intercettare tutto e tutti per annullare il rischio di falsi negativi ma massimizzando nel contempo il numero di falsi positivi. Ecco allora che la seconda citazione appare arguta pur nella sua semplicità: dato che si è scelto di sbagliare sempre in modo da avere solo falsi positivi, com’è possibile che sia sfuggito un falso negativo, e in modo anche così eclatante?

A proposito, l’altro giorno ho rivisto il fim capolavoro La battaglia di Algeri, di cui cito un’ultima frase: Controllare i documenti è ridicolo, se c’è uno che li ha in regola è proprio il terrorista.

quando la precisione doppia è super(flua)

Da L’eco di Bergamo del 25 febbraio 2013:

cortesia di Giorces

È l’unica sezione elettorale allestita a Brumano la prima a chiudere lo spoglio per Camera in Bergamasca. Alle 16,24 presidente e scrutatori hanno inviato il dato definitivo: il Pdl è al 45%, il Pd al 20,96%, Monti al 17,74%, Grillo all’11,29%.

Il dato è ovviamente una semplice curiosità, ma che fornisce un primo polso di quello che hanno scelto i bergamaschi. Brumano è un paese molto piccolo, solo 86 abitanti, in valle Imagna.

Con qualche veloce conto si scopre che i votanti sono a Brumano sono stati 62. Basta infatti moltiplicare tutti i numeri fino a 86 per 0,2096, 0,1774 e 0,1129 e verificare quale lascia gli scarti minori rispetto agli interi più vicini.

In casi come questo però indicare percentuali con una o due cifre decimali è eccessivo, perché lo 0,01% di 62 votanti è uguale a 0,0062 votanti o, viceversa, ogni elettore vale l’1,6%, cioé 1/62*100%. E contare frazioni di elettori non si può. E soprattutto non ha senso. Alla fine l’unica percentuale riportata correttamente è la prima, il 45%, e lo 0,16% che, rispetto alle successive, si è perso per strada non cambia il numero dei votanti che rappresenta.

Le percentuali con una o due virgole possono risultare significative solo quando la numerosità della popolazione di riferimento è almeno di qualche centinaia di unità o di qualche migliaia di unità, rispettivamente. Anche in queste situazioni però la maggior parte delle volte le cifre percentuali intere rendono già l’idea della distribuzione del carattere osservato, senza che la precisazione delle cifre decimali apporti un sostanziale contributo alla descrizione del quadro offerto.

quale qualità della vita

Dal Nuovo Quotidiano di Rimini del 2 gennaio 2013:

Per il Sole 24 Ore Rimini è quarta in Italia per qualità di vita, secondo l’indagine di Italia Oggi, invece si classifica al 54esimo posto. I parametri restano comunque gli stessi ed è sempre il numero di popolazione che permette questa forte oscillazione quando si parla della riviera. A penalizzare in particolare, sempre secondo Italia Oggi, è la sicurezza: Rimini sarebbe tra le peggiori in Italia. “Prendo tutto con grande divertimento e un pizzico di affetto nei confronti dei ricercatori, visto che – stanti più o meno gli stessi parametri- Sole 24 Ore e Italia Oggi ci danno al top o a metà classifica. Evidentemente anche la matematica, come il calcio, è diventata un’opinione” commenta il presidente della Provincia

Ho scoperto da questo articolo che a proposito della qualità della vita esistono due classifiche delle province italiane: quella pubblicata su Il Sole 24 Ore, e quella pubblicata su Italia Oggi.

casi allarmanti

Dal portale d’informazione RomaTG24.it, a proposito dell’allerta maltempo della scorsa settimana:

L’ondata di maltempo, che secondo l’allerta meteo lanciata nei giorni scorsi dalla Protezione civile prevedeva eventi estremi, ha causato molti meno danni di quanto annunciato ma non ha risparmiato le piogge di polemiche.

Da la Repubblica.it, sull’esito del processo ai membri della Commissione Grandi Rischi:

Condannati a sei anni per aver dato ai residenti avvertimenti insufficienti sul rischio sismico. Questa la sentenza per i sette componenti della commissione Grandi rischi, in carica nel 2009, che avevano rassicurato gli aquilani circa l’improbabilità di una forte scossa sismica, che invece si verificò alle 3,32 del 6 aprile 2009.

Due casi d’attualità, a pochi giorni di distanza l’uno dall’altro, simili ma contrapposti: nel primo sono scoppiate le polemiche per un falso allarme, nel secondo sono state emesse sentenze di condanna per un mancato allarme.