quando i piccoli scalano le graduatorie


Se si guarda appunto alla copertura percentuale relativa alla prima dose, spiccano i piccoli borghi

A chiudere la graduatoria provinciale ci sono dei piccoli comuni:

da l’Eco di Bergamo del 24 agosto 2021

L’articolo dell’Eco fa il punto sulla campagna vaccinale degli adolescenti in Provincia di Bergamo, rilevando che sia i comuni con il più alto tasso di copertura che con quello più basso sono dei comuni di piccola dimensione demografica.

In effetti è proprio così, sia per i vaccinati parziali (quelli cioè che hanno ricevuto solo una dose delle due previste) che per i vaccinati completi.

Ho rielaborato i dati provinciali, suddividendoli in due gruppi, quello dei comuni meno popolosi e quello dei comuni più popolosi, in modo che avessero la stessa numerosità (cioè fissando la soglia del numero di adolescenti della fascia 12-19 anni a poco meno di 240). I due grafici seguenti riportano la distribuzione dei comuni piccoli e grnadi, per tasso di vaccinazione (parziale e completa).


La media del tasso di vaccinati è un poco più alta nel gruppo dei piccoli comuni rispetto a quella nei grandi comuni (di circa quattro punti percentuali e mezzo per la prima dose e di circa due punti percentuali e mezzo per le due dosi), quindi qualcuno potrebbe essere portato a ritenere che sia naturale che i tassi più alti si registrino nel primo insieme. Ma lo stesso succede anche per i tassi più bassi, e la giustificazione precedente non vale più.

Invero che i piccoli comuni si trovino ai primi come agli ultimi posti della graduatoria non è una sopresa e non deve apparire come tale.

estrapo(po)lazione

“Noi abbiamo proiettato in avanti le tendenze degli ultimi vent’anni, e lo scenario futuro è quello di un’Italia a matrimonio religioso zero”, spiega Massimiliano Valerii, direttore del Censis, “un dissolvimento totale di questa istituzione, perché ormai la crisi è globale, e riguarda sia i riti civili, che hanno smesso di crescere, sia in particolare quelli in chiesa, che sono in caduta libera”. “In pratica – dice Valerii – abbiamo visto che tra il 1994 e il 2014 si sono “perduti” 128mila matrimoni religiosi, cioè 6.400 all’anno. E lo scorso anno i riti in chiesa sono stati 108mila. Ecco: se, partendo da questo dato, togliamo ogni anno 6.400 cerimonie, il risultato è che in 17 anni, cioè nel 2031, i matrimoni benedetti dal prete saranno azzerati”.

da RaiNews, 7 luglio 2016

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cortesia di Freepik

La notizia che predice nel 2031 l’anno zero dei matrimoni religiosi risale a un mese fa ma a me era sfuggita e ne ho letto solo qualche giorno addietro perché ripresa, in ritardo, da un altro sito.

Alla prima lettura ho sgranato gli occhi. Il metodo è azzardato, lo scenario inverosimile; una combinazione che non mi aspettavo certo da un istituto di ricerca socio-economica, se non come mera provocazione.

Ripetiamo il ragionamento, rimanendo in ambito demografico, per dimostrarne l’assurdità. La popolazione mondiale ha raggiunto la quota di 6 miliardi nel 1999 e di 7 miliardi nel 2012. Quindi in soli 13 anni è aumentata di un miliardo. Tuttavia ciò non significa certo che nei 13 × 6 = 78 anni precedenti è aumentata di 6 miliardi, perché si arriverebbe ad affermare che i primi uomini comparvero sulla Terra nel 1921, cioè 78 anni prima del 1999.

elisir di lunga vita

Da la Repubblica.it del 24 agosto 2012:

cortesia di Wanderlinse

E’ lo spot perfetto per attirare nuovi residenti: a Bologna si vive più a lungo, lo stabiliscono le statistiche comunali. […] Attualmente la speranza di vita alla nascita si colloca a quota 85,1 per le donne, 80,4 per gli uomini.

Descrivere e prescrivere sono due processi ben differenti, ma in pochi sembrano accorgesene. In questo caso la descrizione (“là si vive più a lungo”) è sicura, la prescrizione (“conviene andare a vivere là”) immotivata e ingannevole.

In Svezia occhi azzurri e capelli biondi sono molto più diffusi che da noi. Ma nessuno, almeno spero, si sognerebbe di suggerire alle donne italiane in dolce attesa di trasferirsi in Svezia a partorire per aumentare la probabilità di avere un figlio o una figlia con gli occhi azzurri e i capelli biondi…

un compleanno allunga la vita

Penso sia nota a tutti la credenza popolare secondo la quale la luna influenzerebbe le nascite, che sarebbero più numerose in fase di luna crescente.  Tale convinzione è però smentita dai fatti, considerato che tutte le statistiche sulle date dei parti riportate negli innumerevoli studi sull’argomento non evidenziano alcuna relazione tra fasi lunari e frequenza delle nascite: l’influenza della luna sui parti è unanimente considerata un mito contraddetto da una enorme mole di osservazioni.

Non sapevo però che secondo qualcuno la data di nascita influenzerebbe la data di morte! Nel libro che ho appena terminato di leggere Gli snumerati, l’autore John Allen Paulos scrive:

è normale supporre che il 25% circa delle morti registrate in una certa comunità si verifichino entro i tre mesi [che corrispondono al 25% della durata di un anno] successivi al compleanno del deceduto […]

Sorprendentemente, però, da un campione casuale di 747 annunci di morte pubblicati sui giornali di Salt Lake City nello Utah nel 1977 risultava che il 46% delle morti avveniva nei tre mesi successivi al giorno del compleanno del defunto. […]

Possiamo quindi […] accettare sperimentalmente che gli individui, per qualche motivo, aspettino il compleanno per morire. Che sia il desiderio di superare un altro bastione o il trauma del compleanno (“Oddio, ho novantadue anni!”), sembra chiaro che lo stato psicologico di una persona sia un fattore determinante per la morte.

Ho la sensazione che il fenomeno sia più pronunciato tra le persone molto anziane, per le quali un ultimo compleanno può rappresentare l’unico risultato significativo cui aspirare.

demografia snumerata

Come in ogni materia, anche in demografia è comprensibile che qualche volta i numeri ingannino la persona inesperta. Per esempio, nella  recensione scritta per il lancio del (fantastico) motore Wolfram Alpha, la redattrice di LifeHacker Gina Trapani si meraviglia che sua nonna abbia un’aspettativa di vita migliore della sua, per poi imparare subito dopo dai commenti dei lettori che l’essere arrivata a una veneranda età non può che averla favorita: infatti, è cosa certa (e banale) che una settantenne, a prescindere dal numero di anni di vita che teoricamente le rimangono, vivrà almeno settan’anni, mentre non è altrettanto certo che lo stesso succeda a una qualunque una ragazza, anzi, è tanto meno certo quanto più la ragazza è giovane.

L’articolo Il paese delle culle piene, pubblicato su La Repubblica qualche giorno fa, è un altro esempio di ingenuità di cui vorrei commentare un passo in particolare.

una galleria di grafici

Ho realizzato per il Comune di Seriate l’Annuario Statistico 2009, del quale presento di seguito una galleria dei grafici più rappresentativi. Mi riprometto di discuterne prossimamente alcuni in articoli specifici.

L’annuario completo è consultabile o scaricabile qui.