perché l’attuale dinamica migratoria impoverisce tutti

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cortesia di Radio Alfa

Se da un lato il tema dell’immigrazione raccoglie opinioni fortemente polarizzate, da un punto di vista strettamente matematico le cose sono molto più semplici: l’attuale ondata migratoria di cui siamo testimoni impoverisce tutti: sia il nostro paese, che riceve i migranti, che i paesi di partenza, da dove se ne vanno.

Si tratta di una conclusione che poggia su un argomento noto da tempo come effetto di Will Rogers, la cui dimostrazione è alla portata di tutti dato che non richiede nessuna conoscenza matematica approfondita, e proprio per questo mi stupisce che nessuno l’abbia mai presentata finora. O almeno, io non l’ho mai letta, e mi propongo qui di riparare a questa lacuna.

Per introdurre tale dimostrazione, occorre osservare in via preliminare che i fenomi fenomeni migratori non sono tutti uguali ma possono distinguersi secondo diverse caratteristiche: per esempio, il contesto geopolitico, economico, sociale, eccetera, dei paesi coinvolti.

Qui in particolare mi interessa classificare i fenomeni migratori secondo due variabili: il livello medio di ricchezza che sono in grado di produrre i migranti nei paesi che lasciano e in quelli che li ospitano. Espliciterò per semplicità tali variabili solo secondo due livelli: sopra la media e sotto la media, così da arrivare alla suddivisione descritta nella tabella che segue.

In ogni casella interna ho riportato il nome di un diverso tipo di migrazione che, pur senza pretesa di esaurire tutte le possibilità, descrive il caso corrispondente all’incrocio dei livelli delle due variabili:

  • fuga di cervelli: si riferisce a quei giovani con una preparazione altamente qualificata che in assenza di prospettive soddisfacenti lasciano il loro paese per ottenere altrove incarichi scientifici di prestigio; ma anche, in senso lato, a quegli imprenditori che soffocati da burocrazia e inefficienza vanno all’estero per aprire nuove aziende in contesti più favorevoli;
  • espatrio da ritiro: riguarda quei pensionati con rendite modeste che si trasferiscono in paesi dove il costo della vita è decisamente più basso per godere di un migliore tenore di vita (almeno finché la loro salute regge e non hanno bisogno di un’assistenza sanitaria di buon livello);
  • espatrio da reclutamento per lavori a basso costo: si ha quando persone costrette dalla miseria o dalla mancanza di lavoro nel proprio paese accettano di emigrare in paesi dove si cerca manopera per lavori duri e/o mal pagati che i residenti del luogo non vogliono più svolgere; solo per fare un esempio, è il caso degli italiani reclutati in Belgio dopo la fine della seconda guerra mondiale a fare i minatori;
  • migrazione velleitaria o sconsiderata: è quella di soggetti generalmente giovani, provenienti da paesi poveri, ma aventi qualche proprietà di valore non disprezzabile, che, attratti dal miraggio di un benessere economico alla portata di tutti, vendono tutto per pagare il viaggio verso destinazioni dove si ritrovano a vivere in maniera parassitaria o a svolgere lavori estremamente pesanti e malpagati.

Mentre i primi tre termini sono di uso più o meno corrente, l’ultimo nome è mio; ho cercato, in modo personale ma spero pacato, di aggettivare la dinamica migratoria che investe il nostro paese in questo periodo.

Ed è proprio per spiegare l’effetto di tale dinamica migratoria che a questo punto devo introdurre il paradosso di Will Rogers. Cosa dice questo paradosso? Che in alcuni casi, lo spostamento di un’unità da un insieme a un altro è in grado di innalzare la media sia del primo insieme che quella del secondo insieme.

Consideriamo a titolo di semplice esempio la seguente situazione:

  • insieme A={1, 2, 3, 4, 5} di media pari a (1+2+3+4+5) : 5 = 3;
  • insieme B={6, 7, 8, 9, 10} di media pari a (6+7+8+9+10) : 5 = 8.

Spostando l’unità che vale 6 dall’insieme B all’insieme A otteniamo la seguente nuova configurazione;

  • insieme A’={1, 2, 3, 4, 5, 6} di media pari a (1+2+3+4+5+6) : 6 = 3,5;
  • insieme B’={7, 8, 9, 10} di media pari a (7+8+9+10) : 4 = 8,5.

Quindi sono aumentate entrambe le medie, e questo perché l’elemento che spostiamo da B ad A ha un valore piccolo rispetto agli elementi di B ma grande rispetto agli elementi di A. In maniera del tutto analoga si dimostra che, spostando un singolo elemento, è possibile far calare la media di entrambi gli insiemi.

Riportando queste conclusioni al nostro schema delle migrazioni, diventa evidente che:

  • quando un emigrante che ha uno status economico superiore alla media lascia il proprio paese, ne fa diminuire la ricchezza pro-capite: è il caso delle migrazioni riportate nella seconda riga; l’opposto accade quando chi emigra è una persona con uno status inferiore alla media: è il caso delle migrazioni riportate nella prima riga;
  • analogamente, in un paese che riceve un immigrato che va ad avere uno status economico superiore alla media, la ricchezza pro-capite aumenta, come succede nella seconda colonna della tabella; e l’opposto accade a ospitare un immigrato con uno status economico inferiore alla media, come è nella prima colonna della tabella.

Con la migrazione sconsiderata i paesi di origine perdono individui che hanno uno status superiore alla media per i loro standard, ma che una volta arrivati qui si ritrovano con uno status inferiore alla media, secondo i nostri standard. Ecco quindi dimostrato, da un punto di vista formale, che l’attuale migrazione sconsiderata, quella che i nostri media documentano pressoché quotidianamente, riesce nel risultato grottesco di impoverire sia i paesi di partenza che quello di arrivo.

Anche in senso più generale la situazione dell’Italia è particolarmente scoraggiante. E’ ovvio che in generale ogni fenomeno migratorio complessivo che riguarda un paese non è riconducibile a un unico tipo, ma è un miscuglio delle quattro forme riportate nella tabella precedente. Purtroppo per l’Italia prevalgono, sia in entrata che in uscita, quelle componenti che la impoveriscono.

Da un lato la fuga di cervelli, che pure ha una dimensione numerica estremamente limitata, la priva dei giovani più promettenti, lasciando che altri paesi godano economicamente dell’investimento in istruzione che hanno ricevuto qui; dall’altra accoglie in larghissima maggioranza immigrati destinati, a prescindere dal loro status nei paesi di origine, a lavori poco renumerativi e poco produttivi, che fanno calare sempre di più la ricchezza relativa del paese.

E’ vero che una parte dei migranti che arrivano in questo periodo in Italia ha un’altra destinazione finale; ma non bisogna dimenticare che, proprio per quanto appena argomentato, anche gli altri stati europei hanno interesse a ricevere i meno peggio tra i nuovi arrivati, e il nostro paese sembra soccombere di fronte alla loro concorrenza.

E’ altresì vero che la storia mostra come alcuni paesi hanno costruito la loro ascesa economica anche a seguito di consistenti flussi migratori in ingresso di manodopera poco qualificata. Ma ciò succedeva in periodi di boom economico, quando lo sviluppo di nuovi settori economici di punta generava insieme altri profitti e lavori più produttivi, e ciò accresceva non solo la ricchezza globale del paese (la somma delle richhezza individuali) ma anche quella relativa (la media delle ricchezze individuali). E questo, putroppo, non sembra il caso dell’Italia dei nostri giorni.

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