per un bicchiere di latte

cortesia di Zeius Media

L’impatto ambientale della produzione di latte è molto elevato sia per quanto riguarda le emissioni di CO2 che lo sfruttamento del terreno e il consumo di acqua. Produrre un bicchiere di latte richiede 650 metri quadrati di terreno, circa 10 volte di più di quanti ne servano per produrne, per esempio, uno di “latte” di avena.

il Post, 19 gennaio 2019

Di recente mi è capitato diverse volte di leggere articoli che ammoniscono sull’enorme consumo di risorse legato al consumo di prodotti di origine animale, sia in termini assoluti che relativi rispetto ai (presunti) corrispondenti prodotti di origine vegetale.

Accolgo le cifre presentate con una certa dose di scetticismo, soprattutto per due ragioni. La prima è che vantaggi e svantaggi (in termini economici ed ecologici) di un fenomeno di nicchia possono completamente rovesciarsi nel momento in cui dovesse diventare fenomeno di massa. La seconda, ben più rilevante, è che per misurare l’entità complessiva di un fenomeno (che tenga conto di tutte le attività a esso direttamente o indirettamente legate) vanno fatte delle assunzioni tanto più arbitrarie quanto più il fenomeno è complesso, con effetti sostanziali sull’attendibilità delle stime ottenute.

Fatto sta che il dato dei 650 metri quadrati di terra necessari per produrre un bicchere di latte è palesemente assurdo. Cinque bicchieri di latte, equivalenti a un litro, corrisponderebbero a 3.250 metri quadrati; mille litri, a 3.250.000 metri quadrati, ovvero 3,25 chilometri quadrati.
La produzione annuale di latte nel mondo ammonta a circa 675 milioni di tonnellate che (assumendo per comodità l’equivalenza tra un litro e un chilo) richiederebbe quindi 3,25×675 = 2.193,75 milioni di chilometri quadrati, ovvero circa 14 volte la superificie delle terre emerse del nostro pianeta!, che ammonta solo (si fa per dire) a circa 150 milioni di chilometri quadrati.

Semplice svarione o eccessiva foga ambientalista? Un errore può capitare a tutti. In questo caso, è successo a il Post e anche alla BBC da cui peraltro il dato citato è ripreso, e nemmeno i commentatori sembrano essersene accorti. Ma, in ogni caso, è buona norma diffidare di certi numeri, o perlomeno domandarsi della loro plausibilità, tanto più quando sembrano esibiti apposta per stupirci.

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