firefox: due modi diversi di difendersi dalla schedatura di google

Tra le tante estensioni di Firefox che si prefiggono di proteggere la riservatezza dei dati di navigazione e limitare i sistemi di tracciamento dei colossi del web come Google, ce ne sono due molto intelligenti che rendono anonime (o cercano di rendere tali) le ricerche effettuate su Google e gli altri principali mototi di ricerca, implementando due idee tra di loro contrapposte, che io ho soprannominato uno come tanti e uno per tutti:  TrackMenot e GoogleSharing. Vale la pena di parlarne brevemente.

  • TrackMeNot esegue un processo residente in memoria a bassa priorità di esecuzione che, a intervalli regolari, interroga i motori di ricerca con termini casuali, nascondendo così per  confondimento le ricerche realmente effettuate dall’utente in mezzo all’enorme insieme di quelle generate senza il suo intervento. Le ricerche automatizzate sono eseguite utilizzando un insieme iniziale di termini, modificabile all’occorrenza, che poi viene aggiornato sostituendo via via ciascuno dei termini esistenti con altri scelti casualmente tra le descrizioni dei siti trovati dalle ricerche precedenti. Anche se ciò può sembrare limitante, bastano poche sostituzioni per garantire che i termini di ricerca coprano argomenti quantomai differenziati e eterogenei, un po’ come nella teoria dei sei gradi di separazione. Per questo ho definito l’idea alla base di TrackMeNot uno come tanti: molte false ricerche che mascherano quelle vere fanno sembrare un unico utente come tanti utenti diversi. A titolo di esempio, è possibile visitare il blog di Eduardo Navas che riporta giornalmente l’elenco delle ricerche effettuate in automatico dalla sua copia dell’estensione.  Chi è interessato ad approfondire può leggere questo documento di Daniel Howe e Helen Nissenbaum, gli autori di TrackMeNot, dove c’è anche una interessante discussione dell’aspetto etico relativo al carico di lavoro e al conseguente dispendio di energie prodotti dall’esecuzione di un numero molto rilevante di ricerche fasulle.
  • Googlesharing si basa, banalmente, un proxy, ma un proxy particolare perché non gestisce tutto il traffico web dell’utente bensì solo quello diretto al motore di ricerca di Google, in maniera peraltro del tutto trasparente, senza cioè che navigando ci si accorga del dirottamento del traffico.  L’estensione trasferisce al proxy di GoogleSharing le richieste dell’utente, e il proxy le passa a Google accompagnate da informazioni fittizie (cookie e user agent) sul richiedente preoccupandosi di modificarle di volta in volta per farle sembrare provenienti da persone diverse, restituendo poi i risultati all’utente che aveva effettuato la ricerca. Ecco perché ho descritto il sistema come uno per tutti: un proxy raccoglie le richieste di tanti utenti e le inoltra per loro conto a Google, opportunamente mascherate, così da impedire che vengano associate ai singoli utenti.  Personalmente ho riscontrato con GoogleSharing qualche piccolo intoppo, per ricerche rimaste in sospeso o completate un po’ in ritardo, ma è probabile che con l’andare del tempo questi inconvenienti si presentino sempre più raramente. Inoltre, c’è da tenere conto del fatto che l’autore dell’estensione e del sistema sottostante ha reso disponibile il codice sorgente che gestisce il proxy, così che in futuro chiunque avrà i mezzi per farlo potrà installarne uno nuovo rendendolo disponibile alla comunità degli utenti di Firefox.

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