estrapo(po)lazione

“Noi abbiamo proiettato in avanti le tendenze degli ultimi vent’anni, e lo scenario futuro è quello di un’Italia a matrimonio religioso zero”, spiega Massimiliano Valerii, direttore del Censis, “un dissolvimento totale di questa istituzione, perché ormai la crisi è globale, e riguarda sia i riti civili, che hanno smesso di crescere, sia in particolare quelli in chiesa, che sono in caduta libera”. “In pratica – dice Valerii – abbiamo visto che tra il 1994 e il 2014 si sono “perduti” 128mila matrimoni religiosi, cioè 6.400 all’anno. E lo scorso anno i riti in chiesa sono stati 108mila. Ecco: se, partendo da questo dato, togliamo ogni anno 6.400 cerimonie, il risultato è che in 17 anni, cioè nel 2031, i matrimoni benedetti dal prete saranno azzerati”.

da RaiNews, 7 luglio 2016

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cortesia di Freepik

La notizia che predice nel 2031 l’anno zero dei matrimoni religiosi risale a un mese fa ma a me era sfuggita e ne ho letto solo qualche giorno addietro perché ripresa, in ritardo, da un altro sito.

Alla prima lettura ho sgranato gli occhi. Il metodo è azzardato, lo scenario inverosimile; una combinazione che non mi aspettavo certo da un istituto di ricerca socio-economica, se non come mera provocazione.

Ripetiamo il ragionamento, rimanendo in ambito demografico, per dimostrarne l’assurdità. La popolazione mondiale ha raggiunto la quota di 6 miliardi nel 1999 e di 7 miliardi nel 2012. Quindi in soli 13 anni è aumentata di un miliardo. Tuttavia ciò non significa certo che nei 13 × 6 = 78 anni precedenti è aumentata di 6 miliardi, perché si arriverebbe ad affermare che i primi uomini comparvero sulla Terra nel 1921, cioè 78 anni prima del 1999.

Il demografo Blangiardo, commentando la stessa notizia, fa un altro esempio: Se facessimo questo tipo di proiezione sulla natalità, potremmo dire allora che tra trent’anni in Italia non nascerà più nemmeno un bambino. E’ quella che ho chiamato insostenibile leggerezza dell’essere trendy.

In effetti Famiglia Cristiana sembra chiarire il punto, completando le dichiarazioni del direttore del Censis: «non vuol dire che nel 2031 non ci sarà più nessun matrimonio religioso nel nostro Paese. Si tratta di una pura e semplice estrapolazione statistica».

Con estrapolazione si intende il processo in cui per predire l’evoluzione di un certo fenomeno si immagina che l’andamento regolare osservato in una serie di dati in condizioni note valga anche in condizioni ignote. In casi come quello in esame, si suppone che il trend del passato recente continuerà con uguali direzione e intensità anche per il futuro prossimo.

Se la proiezione del Censis non è una vera provocazione, si tratta comunque di una plateale forzatura.

Forzatura perché fa un uso consapevole di assunti che portano a una conclusione inverosimile; plateale perché sembra esibita soprattutto per impressionare la platea del pubblico.

E’ evidente a tutti la crisi del modello della famiglia tradizionale e del matrimonio come istituzione sia religiosa che civile. Si può ragionevolmente presumere che tale crisi continuerà a sortire degli effetti anche nel prossimo futuro, ma, anche concordando sul fatto che il declino del numero di matrimoni prosegua similmente a quanto osservato nel recente passato, possono farsi diverse ipotesi. Limitiamoci alle due più semplici.

I matrimoni religiosi sono diminuiti di 128mila unità in 20 anni, passando da 236mila nel 1994 a 108mila nel 2014. Il Censis prevede una flessione costante in valore assoluto, stimando un calo nel numero dei matrimoni pari a 6400 ogni anno (128mila : 20 anni). Un’altra possibilità consiste nel considerare una flessione costante in valore percentuale. Ovvero, dato che dal 1994 al 2014 il numero dei matrimoni è calato del 54% (128mila/236mila), nello stimare per i prossimi 20 anni anni una analoga diminuzione del 54% rispetto a oggi, che in termini unitari significa un calo del 3% all’anno circa; si arriverebbe così nel 2034 a 50mila matrimoni (il 54% in meno degli attuali 108mila).

I calcoli sono semplici in tutti e due i casi. Entrambi i modelli predicono alla fine l’azzeramento del numero dei matrimoni religiosi, ma in tempi molto diversi: il primo in una quindicina d’anni, il secondo in secoli. Siccome però più si va in avanti nel tempo e più le previsioni diventano inattendibili, conviene confrontare i due modelli nella previsione a breve termine, ossia nei primissimi anni a venire. Secondo tale metro il secondo modello è senz’altro più credibile del primo. Epperò non appare adatto a fare colpo sul grande pubblico: lo immaginate il titolo I matrimoni religiosi scompariranno nel giro di qualche secolo?
Si è scelto dunque quello che più drammatizza la situazione, evocando lo scenario inverosimile ma suggestivo dell’imminente scomparsa di un’istituzione, il matrimonio religioso, che esiste dalla notte dei tempi. Un altro paradosso: presentare un evento lontanissimo dalla nostra realtà, e dal nostro buon senso, in un futuro a noi molto vicino. Non sono sicuro che sia la descrizione migliore per aiutare a comprendere l’attuale congiuntura.

1 pensiero su “estrapo(po)lazione

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