commentare l’acqua fresca

cortesia di Vito Parlato

Acque balneari italiane, il 95% risulta di eccellenza ma ci sono più siti inquinati

Una buona e una cattiva notizia, servite insieme. L’Italia entra nella top ten dei Paesi europei, collocandosi nona, per l’ottima qualità delle sue acque di balneazione, ma al contempo è anche prima in Europa per la quantità di siti, ben 89, con acque balneabili di bassa qualità. Il giudizio arriva dal Rapporto Ue sulle acque balenabili 2018 della Commissione europea e dell’Agenzia Ue per l’ambiente (Eea)

da la Repubblica, 23 giugno 2019

Mi era capitato di scrivere di balneabilità delle coste tre anni fa, scrivendo di una rilevazione in teoria allarmante ma in pratica insignificante.

Anche questa volta, nonostante un titolo formalmente corretto a differenza di tante altre occasioni, la sostanza è abbastanza evanescente.

Tanto per cominciare, occupare il nono posto su ventotto non è un risultato di particolare rilievo. L’articolo non scrive esplicitamente in base a quale criterio è compilata la classifica, anche se lascia intendere che sia la percentuale di acque balneabili di ottima qualità. In tal caso però non è giusto affermare che l’Italia entra nella top ten dato che anche secondo il rapporto dell’anno precedente l’Italia occupava la stessa posizione.

La buona notizia, insomma, non è così buona. Anzi, non è nemmeno una notizia.

Poi è davvero ingenuo formulare giudizi una volta sulla base di dati percentuali e un’altra sulla base di dati assoluti, come ho già fatto notare in l’abc dei confronti. L’Italia è prima per numero si siti balneabili di bassa qualità per il semplice fatto che, per via della lunghezza delle sue coste, è anche prima per numero di siti censiti, come conferma il seguente passo dell’articolo:

Secondo questo Rapporto, la percentuale di acque balneabili italiane classificata come ‘eccellente’ e ‘buona’ è infatti pari al 95,2% del totale. Al contempo, tuttavia, aumentano i siti con acque balneabili, sulla costa e all’interno, di bassa qualità: sono 89 ed in aumento, davanti a Francia (54) e Spagna (50). L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di acque di balneazione, circa un quarto del totale di quelle europee (22.131): sono 5.539 totali, di cui 4.871 marine e 668 interne. Seguono la Francia con 3.351, la Germania con 2.289 (acque interne), la Spagna con 2.228

Rispetto ai paesi citati, in termini percentuali, per i siti di bassa qualità l’Italia (89/5539=1,6%) è alla pari della Francia (54/3351=1,6%), e dietro la Spagna (50/2228=2,2%). La cattiva notizia, insomma, non è così cattiva. Anzi, non è nemmeno una notizia.

Analoga considerazione vale anche per la variazione del numero di siti di scarsa qualità che,

rileva il Rapporto, sono aumentati rispetto a un anno fa da 79 a 89

Due anni fa, infatti, erano 100, e tre anni fa 95, secondo quanto riportato dai precedenti rapporti. Simili variazioni si registrano per gli altri paesi citati. Da un anno all’altro le corrispondenti percentuali sono dunque cambiate di qualche punto decimale, a indicare una sostanziale stabilità della situazione. Le variazioni annuali rilevate rappresentano insomma quello che si dice un rumore statistico, cioè un’oscillazione casuale, e comunque priva di significato sistematico.

Insomma, terza notizia che non lo è. Cosa non si fa per commentare una statistica diffusa annualmente che da un anno all’altro non può cambiare granché.

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