per un pugno di voti

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cortesia di Pawel Kuczynski

Uno studio pubblicato dal quotidiano Independent rivela che Jeremy Corbyn sarebbe potuto diventare primo ministro, se avesse ricevuto soltanto 2227 voti in più. Tanti sarebbero bastati a far vincere al Labour 7 deputati in più, e ai conservatori dunque 7 deputati in meno. In tal modo il partito laburista avrebbe avuto abbastanza seggi per formare un governo di coalizione. […]
Non conta quanti voti ha ricevuto un partito in assoluto […], bensì quante delle 650 gare individuali si vincono per conquistare deputati.

Enrico Franceschini sul blog My Tube de la Repubblica.it, 10 giugno 2017

Così come viene presentata, la notizia appare come un altro capzioso tentativo di interpretare un risultato elettorale secondo le proprie partigiane convenienze.

Pochi mesi fa infatti lo stesso giornalista faceva notare che Trump ha vinto le ultime elezioni presidenziali negli Stati Uniti nonostante la sua sfidante Hillary Clinton l’avesse sopravanzato nei voti popolari. Oggi invece disconosce i 760mila voti di scarto a favore dei conservatori sui laburisti evidenziando che il numero dei seggi assegnati a ciascun partito nella presente tornata elettorale del Regno Unito non dipende proporzionalmente dal numero delle circoscrizioni elettorali in cui il proprio partito è stato quello più votato.

L’osservazione è corretta, anzi ineccepibile, ma omette di precisare che i 2227 elettori in più necessari per alterare l’esito delle elezioni, determinando una diversa (e solo presunta) maggioranza, non sono elettori qualunque, ma elettori da aggiungere strategicamente in quelle circoscrizioni (le gare individuali) dove lo scarto dei voti a favore dei conservatori è stato più risicato.