alibi legitur

segnalazione di articoli interessanti letti altrove

  • Do the Numbers Behind Prism Add Up? The Wall Street Journal raccoglie i commenti di diversi statistici a proposito dell’efficacia del sistema di intercettazioni PRISM di cui tanto si sta parlando nelle ultime settimane. Un approfondimento pertinente di un tema che ho solo sfiorato nella mia ultima citazione.
  • Timeline: How Obama Compares to Bush on Torture, Surveillance and Detention. Su ProPublica la sequenza temporale dei provvedimenti emanati durante la presidenza Bush e quella Obama a proposito delle facoltà di intervento degli organismi di sicurezza nazionali nella vita di tutti i cittadini statunitensi e della giurisdizione delle operazioni militari anche fuori dai confini nazionali raccontata da un grafico semplice ma quanto mai illuminante. C’è bisogno di dire quanto Obama sia sopravvalutato rispetto al suo predecessore?
  • How supermarkets get your data – and what they do with it. Un ottimo articolo del Guardian che spiega come i supermercati usino i dati degli acquisti dei loro clienti per fare maggiori profitti. Da non perdere l’ultima sezione che suggerisce i comportamenti che un cliente può adottare per manovrare il sistema a proprio favore.
  • Anatomy of a hack: How crackers ransack passwords like “qeadzcwrsfxv1331”. ArsTechnica spiega passo passo l’insieme di semplici regole e tecniche che permettono anche a un cracker improvvisato di decifrare le password contenute in un file di hash crittografato e quanto siano soprendentemente efficaci.

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segnalazione di articoli interessanti letti altrove

  • Botta e risposta dalle pagine de Il fatto quotidiano. A Fabrizio Tonello (Femminicidio, i numeri sono tutti sbagliati) replicano Nadia Somma e Mario De Maglie (Femminicidio, lettera aperta agli scettici). Sebbeno lo stile sia collaudato, la replica non convince. Si parte dalla citazione di un caso di cronaca che suscita pietà e indignazione (la cosiddetta evidenza anedottica), contestando prima quelle statistiche che tendono a ridimensionare il femminicidio, e poi l’uso delle statistiche di per se, che oscurerebbero i drammi umani e sociali (il che ricorda paurosamente l’argomentazione dell’uomo di paglia), per sostenere la necessità di istituire un osservatorio nazionale sul fenomeno. Eppure sia I tempi (Gli omicidi contro le donne sono uno scandalo, ma i numeri del “femminicidio” sono gonfiati) che Identità (Inchiesta. “Femminicidi”: tra Realtà e vaneggiamenti mediatici) spiegano, dopo avere citato statistiche e fonti, perché diffidare dei toni allarmistici e di simili iniziative. E perché lo stesso termine femminicidio sarebbe da bandire.
  • Ma i tedeschi sono davvero meno ricchi di Spagnoli, Italiani e Greci? La meritoria traduzione di un meritorio articolo di De Grauwe e Yumei Ji su Voxeu che spiega come sia sufficiente sostituire un indicatore statistico a un altro (si parla di media e mediana) per capovolgere l’interpretazione dei dati sulla ricchezza dei cittadini dei vari stati europei. E così, invece di riconoscere che in Germania le differenze sociali sono molto più forti che altrove, si confrontano i poveri della Germania con quelli degli altri paesi europei con l’obiettivo di rendere accettabili nuove politiche di impoverimento e replicare a livello dei singoli stati, favorendo quelli più forti a scapito di quelli più deboli, i livelli di concentrazione della ricchezza presente in Germania a livello delle famiglie.
  • Due interessanti punti di vista a proposito del debito pubblico. Marcello Foa segnala Europa schiacciata da Debiti insostenibili, Italia e Germania messe meglio, una ricerca pubblicata su Rischio Calcolato che presenta la graduatoria degli stati europei per livello di debito distinguendo tra debito esplicito (quello che tanto viene contestato al nostro paese) e debito implicito. Gustavo Piga in Rispettiamo il trattato europeo: innalziamo il rapporto PIL su debito rilegge il dibattito su tale rapporto in termini di crescita del pil piuttosto che abbassamento del debito. A me sembra la riprova dell’assurdità di certi vincoli europei, ma il ragionamento è comunque degno di attenzione.
  • In Strange L-shaped trends una serie di grafici rilegge in maniera intelligente le previsioni demografiche delle Nazioni Unite per i più importanti stati europei e non solo, mostrando come siamo forse a un bivio destinato nei prossimi decenni a modificare pesantemente la struttura demografica della popolazione mondiale.

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ovvero spunti di lettura

  • Disoccupazione Usa: l’illusione delle statistiche. Un eccellente articolo su Wall Street Italia che spiega come vengono stimati gli indicatori relativi alla disoccupazione, quale valore attribuire alle statistiche prodotte e perché. Si riferisce agli Stati Uniti ma quasi tutte le considerazioni valgono anche per il caso italiano.
  • 2052, umanità a rischio se non consumerà meno. La Stampa recensisce un libro che fissa esattamente la data prossima ventura del collasso del nostro pianeta, anche a causa del riscaldamento globale. Apocalypse perhaps a little later. Dall’altra parte The Economist spiega perché forse gli scenari apocalittici sul global warming vadano un poco rimandati. Curiosamente le previsioni degli ecocatastrofisti sono continuamente spostate in avanti nel tempo quel tanto che basta per far dimenticare le inverosimili previsioni precedenti e nello stesso tempo mantenere alta la tensione e i riflettori sul problema.
  • It’s official: the French are less happy than the British and the only solution is to learn English. The Telegraph titola ironicamente i risultati di una ricerca secondo la quale i francesi sono meno felici degli inglesi e per migliorare devo sforzarsi di somigliare a loro. La cosa mi ricorda da vicino un mio precedente intervento.
  • Legge di Moore, arriva la pensione. Punto informatico riporta la tesi secondo cui i limiti fisici nella miniaturizzazione dei microprocessori metterebbero fine alla legge di Moore, secondo cui ogni 18 mesi circa le prestazioni dei processori raddoppiano, come osservato almeno empiricamente negli ultimi 40 anni. Why Computing Won’t Be Limited By Moore’s Law. Ever. Su ReadWrite Science si sostiene invece la tesi opposta, in base ai promettenti risultati di ricerche su materiali in grado di limitare il calore prodotto dai dispositivi elettronici e in ultima analisi e in ultima analisi il loro consumo di energia (il nesso non mi è del tutto chiaro, ma tant’é). Wright’s Law Edges Out Moore’s Law in Predicting Technology Development. Allargando il discorso Ieee Spectrum ricorda che la legge di Moore può essere vista come un caso particolare della più generale legge di Wright, la quale prende in considerazione il dimezzamento dei costi invece del raddoppio delle prestazioni. In questo senso i progressi futuri nel campo dei microprocessori potrebbero continuare a mentenere la stessa velocità registrata fino a oggi.