da La Repubblica del 27 dicembre 2015
Fine anno, tempo di bilanci e di… classifiche. Come quella sulla qualità della vita nelle province italiane di Italia Oggi, in diretta competizione con l’analoga storica iniziativa de Il sole 24 Ore, la cui pubblicazione dell’ultima edizione annuale è stata ampiamente ripresa e commentata su tutti i quotidiani e siti informativi locali.
Sulle due classifiche della qualità della vita di Italia Oggi e Il Sole avevo già scritto, come anche sulle classifiche in generale.
Oggi non posso che ribadire gli stesso concetti.
Da un anno al successivo le posizioni in classifica variano più per effetto degli errori di rilevazione e di misurazione (per esempio, a proposito dl tempo libero, non tutti i cinema comunicano i loro dati, e non tutti li comunicano correttamente) e delle fisiologiche oscillazione dei fenomeni misurati (per esempio, chi ha speso esattamente la stessa cifra dell’anno prima per andare al cinema, anche senza avere cambiato abitudini?), che a causa di reali fattori sistematici, i quali, in assenza di sconvolgimenti come guerre, carestie e altri eventi disastrosi, hanno bisogno di tempi più lunghi per estrinsecarsi. Eppure si sprecano i titoli che avallano le variazioni nei risultati della ricerca come comprovate dinamiche della realtà. Tanto per fare qualche esempio:
- Qualità della vita, Lecco cresce ancora,
- clamoroso balzo in avanti di Campobasso di ben 36 posizioni,
- Palermo rotola in fondo alla classifica.
Al contrario, Italia Oggi, che cura la ricerca e dunque ha interesse nell’affermare la sua validità, la presenta evidenziando i diversi punti fermi della classifica, a cominciare dal fatto che Trento è ormai la capolista da cinque anni, e le tendenze di fondo, come una sempre più netta contrapposizione tra la qualità della vita nei piccoli e medi centri urbani e le grandi metropoli, per concludere che una relativa stabilità …, anche se meno spendibile dal punto di vista giornalistico, depone tuttavia a favore della solidità … dell’indagine.
Tuttavia, anche se Italia Oggi afferma anche che la sua ricerca fa una citazione esplicita delle fonti utilizzate e delle modalità di costruzione della classifica, personalmente non sono riuscito a capire con quale criterio venga deciso il numero delle province dove la qualità della vita è “buona o accettabile” e, in via complementare, dove è “scarsa e insufficiente”, che pure viene commentato nel passo de La Repubblica e di altre testate.
Sono riuscito soltanto a ricostruire la serie storica del numero delle province dove con qualità della vita scarsa o insufficiente dal 2003 al 2015: 43, 48, 54, 45, 46, 55, 46, 48, 58, 61, 51, 55, 57.
Tenuto conto anche del fatto che a partire dall’edizione 2013 le province esaminate sono passate da 103 a 110, e che nell’ultimo decennio la modalità di costruzione della graduatoria è stata più volte rivista, l’oscillazione dei valori non mi permette apprezzare alcuna evidente variazione rispetto al valore precedente. O, detto in altre parole, la ripartizione delle province nei due gruppi con valutazione della qualità della vita positiva o negativa dà luogo a un indicatore poco significativo e poco eloquente.
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