parenti e regolamenti serpenti

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cortesia di Irish Defence Forces

Secondo le nuove regole ogni Paese potrà accogliere al massimo il 150% della sua capacità, stabilita in base a Pil, abitanti e altre variabili. Gli altri verranno distribuiti. Chi si rifiuta dovrà sborsare 250mila euro a profugo, ma la “multa” potrebbe cambiare.

il Giornale, 30 aprile 2016
La notizia sulla riforma al “regolamento di Dublino” in materia di “accoglienza dei migranti” mi ha ricordato una scena del film Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo che ho visto oramai tantissimi anni fa.

Un ex galeotto alla guida della sua auto a folle velocità esce di strada e precipita in un burrone. Soccorso da alcuni automobilisti di passaggio, prima di morire confida loro il luogo dove è sepolto l’ingente bottino in dollari frutto di un suo vecchio colpo.
Gli stessi automobilisti, dopo avere taciuto di ciò alla polizia che aveva raggiunto il luogo dell’incidente, si danno appuntamento insieme ai loro passeggeri poco distante per concordare la spartizione del bottino.
La discussione però si complica perché ogni proposta di spartizione (per tenere conto di quanti si erano fermati con la propria auto, di quandi avevano assistito alla confessione, e anche degli altri passeggeri cui oramai erano stati raccontati i fatti) trova sempre l’opposizione di qualcuno che si ritiene penalizzato rispetto agli altri. Alla fine diventa chiaro che non c’è nessuna reale volontà di dividere il bottino e tutti ripartono in fretta e furia a bordo dei loro veicoli per arrivare al nascondiglio prima degli altri e impossessarsi da soli del bottino.

E così, tornando ai nostri giorni, la Commissione dell’Unione Europea ha proposto un nuovo meccanismo di redistribuzione dei profughi tra i paesi membri sulla base di alcuni parametri, tra cui il pil e il numero degli abitanti, stabilendo anche delle multe per chi lo viola.

Ma temo che dietro all’annuncio di un meccanismo all’apparenza equanime si nasconda una feroce lotta tra i paesi membri per scaricare sugli altri il fardello dell’immigrazione selvaggia.

La formula proposta infatti dice tutto e non dice niente. E’ equivalente a una dichiarazione di intenti e di principi all’apparenza condivisibili che però può determinare dei sistemi di quote tra i paesi membri diversissimi nei numeri effettivi, a seconda dei pesi assegnati all’insieme delle variabili considerate (oltre che degli altri elementi in gioco, come l’effettiva applicazione delle sanzioni). E’ su questo terreno che si giocherà la partita (non detta).

Ancora a questo proposito un paio di passaggi del sommario fanno sorridere o lasciano perplessi, a seconda dei punti di vista. La precisazione che la multa di 250mila per ogni migrante rifiutato potrebbe cambiare è insieme banale e rivelatrice, mentre l’annuncio che il meccanismo redistributivo entrerà in funzione allo sforamento del 150% della capacità recettiva per un paese (o quantità compatibile, come riportato altrove) sfiora il paradosso.

Se si dichiara una capacità massima tollerabile, allora gli interventi correttivi devono essere messi in atto al suo primo superamento. Viceversa, se si ritiene che sia possibile arrivare senza aiuti esterni al 150% della quota stabilita come limite, allora è il valore della capacità tollerabile che deve essere innalzato al 150%. Una inutile (ma voluta?) complicazione in più, anche se non un caso isolato.

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