il genio della totofuffa

tototruffa-150.jpgUN SISTEMONE da record per tentare l’assalto al jackpot più alto d’Europa dal paese “più sfortunato d’Italia”. È quello che verrà giocato domenica a Colobraro, in provincia di Matera: 1.300 anime.

L’idea è venuta al sindaco [che] da quando è stato eletto le sta provando tutte, ma proprio tutte, per sconfiggere la fama che precede il nome del suo paese, […] una maledizione [costruita da] storie di masciare (le streghe in dialetto lucano) e […] piccole sventure ambientate in paese […].

[Dopo varie iniziative] il sindaco ha avuto l’intuizione del Superenalotto […]. Così ha preso il telefono e ha chiamato la Sisal [dove] “Hanno capito subito lo spirito e si sono messi a disposizione”.

Domenica mattina verrà giocato un maxi-sistema da 1.100 quote, qualcuna in più del numero dei residenti maggiori di 18 anni […]. In palio per chi dovesse fare 6 all’estrazione di martedì ci sono oltre 93milioni di euro.

Sisal ha deciso di farsi carico del costo del maxi-sistema, quindi le schedine verranno distribuite gratuitamente […]. Ma ha pensato anche a un premio di consolazione di 10mila euro nel caso in cui nessuna delle combinazioni giocate dovesse risultare vincente. […] Perché la sfortuna non esiste, ma col calcolo delle probabilità è sempre meglio andarci cauti.

da La Repubblica, 11 giugno 2016

Una trovata perfetta, direi geniale: da una parte un paese (“quel paese”, come lo chiamerebbero scaramanticamente i superstiziosi che si rifiutano addirittura di pronunciarne il nome), che vuole smentire la credenza popolare di portare iella o, chissà, vuole cavalcarla a fini turistici, dall’altra l’ente che gestisce le scommesse al Totocalcio e SuperEnalotto che ha colto al volo un’occasione originale per farsi pubblicità a costo quasi zero.

Ed è su questo aspetto, il costo zero, che vorrei soffermarmi.

Offrendo gratuitamente le schedine di un sistema di 1.100 quote (il cui ammontare non viene esplicitamente indicato, o almeno io non l’ho trovato pubblicato), Sisal non perde nulla, perché la cifra da versare finisce comunque nelle sue tasche, e perché comunque senza il suo contributo il sistemone non sarebbe stato giocato.

Di più, la maxi scommessa può avere due soli esiti: che nessuna giocata vince (probabilissimo), e in tal caso Sisal sborsa di 10mila euro versati come contentino, oppure che una giocata del sistema centra la combinazione dei numeri vincenti (estremamente improbabile seppur possibile), e Sisal non sostiene alcun costo pur pagando il jackpot di 93 milioni di euro.
Infatti il pagamento di questa (peraltro astronomica) cifra rappresenta la semplice anticipazione di una somma accantonata un poco per volta a ogni estrazione e che prima o poi avrebbe dovuto essere versata a qualche fortunato giocatore.

Si può dire quindi che i veri finanziatori dell’iniziativa sono stati tutti gli scommettitori che con le loro giocate degli ultimi mesi hanno determinato l’ammontare del monte premi. Finanziatori inconsapevoli, direi, e forsanche un pochettino beffati.

Se qualcuno stenta ad arrivarci, provi a pensare a una delle tante lotterie natalizie di qualche esercizio commerciale dove viene messo in palio un cesto regalo. Se viene sorteggiato un numero non giocato e il negoziante, invece di rimandare l’assegnazione del cesto all’estrazione successiva, lo regala a suo cugino, chi ci perde e chi ci guadagna?

Dunque 10mila euro in un caso, e nulla nell’altro. Ma al di là dell’aspetto pecuniario immediato, rappresentato dall’esborso diretto di denaro, sono convinto che i dirigenti di Sisal sarebbero felicissimi che il sistema offerto risultasse vincente. Ne avrebbero un ritorno economico non indifferente: la risonanza della notizia porterebbe, almeno nei primi tempi, tanti altri scommettitori organizzati a tentare la fortuna giocando somme consistenti, sedotti dalla possibilità (sempre remotissima) di vincere unendo le forze – e i soldi.

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