i risparmi di una breve vita

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cortesia di John

“I percettori di prestazioni previdenziali più generose hanno un tasso di mortalità più basso: di questo bisognerebbe tener conto per eventuali interventi perequativi”. Lo ha affermato il presidente dell’Inps, Tito Boeri, intervenendo alla presentazione dello studio dell’Ordine degli Attuari La mortalità dei percettori di rendita in Italia. Secondo Boeri, i dati, mostrando che le persone con pensioni più alte vivono più a lungo, rafforzano l’idea che “interventi perequativi potrebbero essere fonti di risparmio non irrilevante” e avrebbero un impatto sul sistema pensionistico “ancora più forte”.

“Allucinanti le dichiarazioni del presidente dell’Inps, Tito Boeri […]”, afferma in una nota Romano Bellissima, segretario generale della Uil Pensionati. “Evidentemente […] nei pensieri del presidente c’è anche il desiderio del doppio risparmio: ridurre le pensioni, così il pensionato prende meno, vive meno a lungo, quindi meno rate di pensione da erogare.”

da il Giornale del 14 dicembre 2016

L’intervento del presidente dell’Inps a un convegno dell’Ordine degli Attuari appena presentato a Roma hanno suscitato forti reazioni verbali, alcune sopra le righe (Nemmeno Goebbels, titola Blitz Quotidiano).

In realtà dall’una e dall’altra parte c’è stata una forzatura, anche se di tipo diverso.

Correlation is not causation, dicono gli anglosassoni. E’ vero che livello della pensione e livello della speranza di vita vanno a braccetto. Tuttavia la mortalità più bassa non dipende tanto dalla pensione più alta, quanto dal tipo di attività svolta e dal reddito più alto goduto durante l’intera vita lavorativa. Insomma, vive più a lungo chi ha fatto una vita più agiata, soprattutto prima di andare in pensione. Quindi sbaglia chi attribuisce all’intenzione di abbassare le pensioni più alte la nefasta conseguenza di ridurre anche la speranza di vita dei pensionati coinvolti. Semmai la battaglia andrebbe portata sull’altro fronte, ovvero sull’aumento degli stipendi e sul miglioramento delle condizioni di vita prima di arrivare all’età pensionabile. E invece proclami scandalizzati ma infondati fanno perdere credibilità ai loro autori.

Viceversa, la dichiarazione per cui un intervento sulle pensioni più alte farebbe risparmiare non solo sull’importo degli assegni ma anche sulla durata della loro corresponsione sembra ostentata ben al di là della sua rilevanza concreta. Si tratta di una constatazione, di natura tecnica, che dovrebbe essere già nota da tempo all’Inps. Se anche così non fosse, un mio veloce calcolo spannometrico, in base ai dati riportati dall’Huffington Post, indica che i risparmi derivanti da un taglio delle pensioni più alte dovrebbero essere maggiorati al massimo di un 15% dell’importo della stessa manovra. Su un importo di 1 miliardo di euro, sarebbero al più 150 milioni. Insomma, non mi pare un elemento determinante su cui basarsi per l’eventuale decisione, che è e rimane politica, di agire sul fronte pensionistico. Insomma, come spiega bene anche Alberto Bagnai sul suo blog, l’insistenza sullo stesso punto oscura ben altri dati di fatto…

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