brutti vecchi e cattivi

brexit.jpg

Questa tabella, di cui non sono stato in grado di risalire all’originale, è stata forse la più pubblicata sui social media tra i commenti a caldo sull’esito del referendum per la permanenza o l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Parto subito con un paio constatazioni. Il paese sulla questione dell’appartenenza alla UE è spaccato a metà: poco più del 50% dei votanti da una parte, poco meno del 50% dall’altra. Secondo i principali sondaggi, i giovani si sarebbero schierati in maggioranza per la permanenza nella UE, gli anziani per l’uscita.

Detto questo, è mia personale convinzione che leggere il risultato del voto esclusivamente nei termini della componente demografica è scorretto, e delegittimarlo in virtù di questa lettura (dipingendo gli anziani come un corpo compatto di zotici egoisti e i giovani un corpo compatto di povere vittime cui viene rubato il futuro) è disonesto e odioso.

Come mostrano diverse analisi, ci sono altri fattori che risultano correlati all’esito del voto: il tasso differenziale di astensione rispetto all’età, il livello di istruzione, il livello di reddito, il grado di urbanizzazione, la nazionalità. Ma c’è chi se ne serve per tratteggiare un quadro a tinte ancora più fosche: a favore del brexit avrebbero votato anziani, campagnoli, incolti e con un basso livello di reddito. Una semplificazione che dimentica, o fa finta di dimenticare, che l’astensione è stata più alta proprio laddove l’elettorato era mediamente più giovane e che pure smentisce chi contrappone giovani sofferenti ad anziani benestanti.

Non è mia intenzione aprire una discussione sulla crisi del modello della democrazia rappresentativa. Faccio però notare che invece di riconoscere il fatto che l’appartenenza alla UE è una scelta che ha mobilitato solo un terzo degli elettori britannici (il 48,1% del 72,2% dei votanti) in tanti suoi sostenitori hanno preferito non solo negare le ragioni dell’altra parte ma negare addirittura nel modo più bieco la legittimità del loro diritto di voto, come se l’appartenenza alla UE fosse un valore assoluto da difendere a ogni costo, anche quello di ripudiare il principio di uguaglianza tra i cittadini.

Infatti l’argomentazione sottesa alla tabella iniziale è che il voto degli anziani non può avere lo stesso valore di quello dei giovani che avendo più anni da vivere davanti a loro vanterebbero maggiori diritti di scelta.

Cercando di dominare il disgusto che mi suscita questa posizione, provo a prenderla per buona e a determinare cosa sarebbe successo se invece del principio una testa un voto sarebbe stato applicato il principio tot anni da vivere, tot voti.
Prima però occorre fare alcuni rilievi sulle cifre indicate in tabella:

  • le percentuali di voto non sono effettive ma rappresentano solo le stime di un sondaggio sulle intenzioni degli elettori;
  • le fasce di età non hanno tutte la stessa rilevanza, perché corrispondono a gruppi di elettori di numerosità differente (in particolare quello di età compresa tra i 18 e i 24 anni è il più esiguo);
  • le aspettative di vita in anni, pressoché uguali tra loro per tutte le fasce di età, pur essendo, come dichiarato, conformi ai calcoli dell’ente statistico britannico , sono sbilanciate a favore delle generazioni più giovani (il perché l’ho spiegato brevemente in un mio precedente articolo).

Riscalando nella maniera più semplice le percentuali di voto per conformarle ai risultati del referendum, e pesandole in base all’ammontare della popolazione britannica e alla sua aspettativa di vita nelle corrispondenti fasce di età, secondo i dati pubblicati dall’ente statistico britannico, si ottiene la tabella seguente (riporto altrove i dettagli dei calcoli):

fasce età popolazione anni di vita attesi voti stimati remain voti stimati exit anni di vita attesi remain anni di vita attesi exit
18-24 5.878.472 355.802.118 2.808.257 1.089.375 169.973.396 65.935.819
25-49 21.831.804 984.926.645 7.333.218 6.574.396 330.833.019 296.599.305
50-64 12.017.718 325.709.349 3.139.659 4.546.945 85.092.389 123.233.261
65+ 11.611.167 151.083.434 2.860.107 5.200.026 37.215.447 67.662.256
totali 51.339.161 1.817.521.547 16.141.241 17.410.742 623.114.251 553.430.642

E in effetti l’esito del voto è sovvertito: 53% a favore della permanenza (623 milioni di anni), 47% a favore dell’uscita (553 milioni di anni). Ma con un distacco per cui vale di nuovo la considerazione iniziale: poco più del 50% da una parte, poco meno del 50% dall’altra. Solo che stavolta non si tratta del 50% degli elettori, ma degli anni presunti che rimangono loro da vivere. Dunque uno scenario nel quale il paese rimane nella UE pur risultando in pratica ancora spaccato a metà sulla questione, e retto da un principio più meschino, oltre che imbecille, delle motivazioni alla scelta che i suoi sostenitori avversano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.