parenti e regolamenti serpenti

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cortesia di Irish Defence Forces

Secondo le nuove regole ogni Paese potrà accogliere al massimo il 150% della sua capacità, stabilita in base a Pil, abitanti e altre variabili. Gli altri verranno distribuiti. Chi si rifiuta dovrà sborsare 250mila euro a profugo, ma la “multa” potrebbe cambiare.

il Giornale, 30 aprile 2016
La notizia sulla riforma al “regolamento di Dublino” in materia di “accoglienza dei migranti” mi ha ricordato una scena del film Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo che ho visto oramai tantissimi anni fa.

Un ex galeotto alla guida della sua auto a folle velocità esce di strada e precipita in un burrone. Soccorso da alcuni automobilisti di passaggio, prima di morire confida loro il luogo dove è sepolto l’ingente bottino in dollari frutto di un suo vecchio colpo.
Gli stessi automobilisti, dopo avere taciuto di ciò alla polizia che aveva raggiunto il luogo dell’incidente, si danno appuntamento insieme ai loro passeggeri poco distante per concordare la spartizione del bottino.

quando un titolo fa la differenza

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tratto da Mani che disegnano, M.C. Escher

Il segreto per vivere più a lungo? Prendere una laurea.

la Repubblica, 27 aprile 2016

Quanti hanno lasciato gli studi universitari, qualunque fosse il motivo, giusto o sbagliato, è bene che ci ripensino e corrano a ri-iscriversi nell’ateneo di fiducia. A maggior ragione devono farlo speditamente coloro che hanno alzato le spalle, stufi o sfiducia, in dirittura di arrivo. […] L’importante è riprendere da dove si è lasciato il corso di studi. Per quale ragione? La risposta ce l’ha appena data l’Istat, la statistica, che pure è un calcolo delle probabilità, non lascia dubbi: quanti hanno conseguito il diploma di laurea vivono cinque anni e due mesi in più rispetto agli altri se sono di sesso maschile, due anni e sette mesi in più se sono di sesso femminile.

SiciliaInformazioni, 28 aprile 2016

Nessuno si sognerebbe di dire seriamente che le cicogne portano i bambini.

Eppure, come ricorda l’ultima edizione cartacea di Focus, fino a cent’anni fa era normale vedere una cicogna sui tetti delle case dove era appena nato un bambino. Succedeva infatti che d’inverno le cicogne nidificavano accanto ai camini che stavano accesi a lungo per far stare al caldo i neonati.

Ancora, il mio relatore di tesi amava ricordare che durante gli anni sessanta nella regione di Strasburgo, dove lavorava in un centro di ricerca della Comunità Europea, alla progressiva riduzione del numero delle cicogne corrispondeva un contestuale calo della natalità. Entrambi i fenomeni erano dovuti al processo di industrializzazione della zona, che da un lato con la costruzione di fabbriche e il conseguente ampliarsi dei centri urbani privava le cicogne di una parte crescente del loro habitat naturale, e dall’altro, favorendo l’inserimento delle donne nel mondo lavorativo, contribuiva al diffondersi di scelte famigliari meno prolifiche.