una tragedia in tutti i sensi

Davide De Luca su Il Post del 28 luglio 2014, a proposito della cosiddetta operazione “margine di protezione” nella striscia di Gaza, in Palestina:

Israele sta davvero cercando di risparmiare la vita ai civili? Si tratta di uno dei punti centrali nelle argomentazioni utilizzate dal governo israeliano per giustificare il conflitto e in quanto tale è importante capire se è un’affermazione supportata dai fatti oppure del tutto inconsistente.

[Le vittime sono in maggioranza giovani maschi, come i combattenti di Hamas, mentre la popolazione di Gaza è costituita in maggioranza da ragazzi, equamente divisi tra maschi e femmine.]

Questo fatto […] lascia[…] effettivamente supporre che Israele stia cercando di causare il minor numero possibile di danni alla popolazione.

Ogni argomento di discussione che riguarda la questione palestinese vede fronteggiarsi opinioni contrapposte e inconciliabili, e non è certo in base ai numeri e alle statistiche che si può arrivare a trovare un punto di accordo. Perché non sono i numeri e le statistiche del fact checking (o di un certo fact checking) a stabilire la verità dei fatti; ma sono i principi che ispirano il modo di pensare e ragionare di ciascuno a consentire di interpretarli in maniera coerente con tutti gli altri elementi del contesto. Inoltre, anche accettando di circoscrivere l’analisi ai soli numeri, essa deve svolgersi in maniera corretta e rigorosa e riconoscerne i limiti. In altre parole: la parzialità, intesa come mancanza di univocità e completezza, è ineludibile, ma non si può accettare malafede, superficialità o pressapochismo.

Ecco perché contesto fortemente l’articolo di De Luca, sia nelle sue premesse (non esistono posizioni neutre e imparziali sull’argomento; la mia opinione per esempio, è giusto che lo dichiari, si è formata studiando i testi di storici e intellettuali come Norman Finkelstein, Yacov Rabkin, Gilad Azmon, Ilian Pappe – incidentalmente, tutti ebrei.) che nelle sue conclusioni (da rigettare in toto perché viziate da errori grossolani).

Anzi, penso che l’articolo di De Luca costituisca un caso di scuola, da presentare in un corso di logica o filosofia per mostrare agli studenti quante argomentazioni fallaci possono essere infilate una dietro l’altra. Qui mi limiterò a considerarne una, forse la più subdola, e per questo pericolosa.